SI CHIAMAVA ONDA ROAD – di Mario Eleno

SI CHIAMAVA ONDA ROAD – di Mario Eleno

Un pezzo blues messo su un locale vuoto che sta per chiudere e una pedana ancora piena di spirito “blue note”, infiammabile, che non si smaltirà più.
Mi viene il mal di pancia per la malinconia e un languore misto a disprezzo per come vanno le cose. È la tristezza dell’anima blues, sempre accompagnata da una rabbia che cerca riscatto. Certi posti non dovrebbero chiudere mai. Si chiamava Onda Road ed era proprio come immaginavo un bar sulla strada dove si suona blues e umore nero. Abbiamo sentito grandi voci là dentro – io, la mia ragazza e nostra figlia – musicisti incredibili. Era un piacevole inferno al led, luminescente in mezzo alla notte stellata della campagna umbra, sulle sponde del mesto Trasimeno, ed era perfetto, a mio avviso, come teatro degli amareggiati ma agitati e irrequieti poeti blues. “To have a blue devil, to have a blue devil…”
Era anche un ottimo posto dove ubriacarsi per poi ballare ebbri lo slow drag. E sì, me lo ricorderò per sempre come la fonte battesimale di nostra figlia, che una sera, per sbaglio, prese il mio bicchiere di whisky sul tavolo pensando che fosse acqua e si scolò il fondo. Aveva due anni e qualcosa. Addio Onda Road.